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Chiesa Santa Caterina Vergine e Martire.
Posta Sul lato settentrionale di piazza Bellini, vi si acceda da un’ampia scalinata a doppia rampa. Il fronte laterale prospetta su Piazza Pretoria. La Chiesa è annessa ad un vasto monastero domenicano, la cui fondazione si fa risalire al 1310. Il monastero all’inizio accolse semplici donne meretrici; soltanto in seguito, verso il XVI secolo il suo stato mutò per magnificenza e ricchezza divenendo uno dei monasteri nobiliari e di clausura, più importanti del territorio palermitano. Nel 1566, l’ultima delle Priore perpetue, Suor Maria del Carretto, dato l’accrescersi del numero delle suore che pare fossero circa 600, decide di ampliare il monastero e la sua chiesa. La nuova chiesa di S. Caterina venne edificata tra il 1566 e il 1596. Ignoto è il nome del suo architetto. La facciata tardo-rinascimentale, si sviluppa su due livelli con ricche trabeazioni e lesene e termina sulla sommità con un medaglione rappresentativo degli attributi della Santa Titolare: la ruota, la palma, la spada ed il giglio. Nella parte superiore del portale di ingresso, una piccola edicola contiene la statua di S. Caterina d’Alessandria, opera del Gagini del 1685. L’impianto a unica navata, con tre cappelle per lato, si sviluppa longitudinalmente. All’incrocio con il transetto si innesta l’ampia cupola, terminata nella prima metà del Settecento. In prossimità dell’ingresso vi è il coro che, ingrandito nel 1683 è sorretto da due colonne tortili in marmo rosso. Il sottocoro è decorato con affreschi e figure allegoriche eseguite da Francesco Sozzi con l’aiuto di Alessandro D’Anna, nel 1769 ispirati alla vita della Santa; sulla volta della chiesa uno spettacolare affresco opera di Filippo Randazzo del 1744, rappresenta la “Gloria di Santa Caterina“; gli affreschi della cupola con il "trionfo dell'Ordine domenicano" e nelle vele con "l'Allegoria dei Quattro Continenti", del 1751 sono opera di Vito d’Anna mentre la volta del presbiterio venne dipinta da Antonio e Paolo Filocomo nel 1728 con l'Esaltazione dell'Eucarestia.
L’interno della chiesa fu arricchito nel corso dei secoli XVII e XVIII, da un magnifico manto parietale in marmi mischi e tra mischi. La decorazione avvenne in tempi diversi, come le interruzioni in alcuni punti ben testimoniano; la prima fase interessò il rivestimento dei pilastri della cupola, completata da quattro statue raffiguranti i Santi Domenicani, posti simbolicamente a sorreggerne l’impianto. Sculture, affreschi e stucchi pregevoli rivestirono le pareti della chiesa ed ornarono le cappelle; in particolare notevoli risultano i preziosi riquadri in marmi mischi e i bassorilievi posti alla base delle lesene lungo la navata ed i medaglioni con le vicende di S. Caterina sulle pareti del presbiterio. Fra tutti gli altorilievi il famoso episodio di Giona del vecchio testamento si stacca nettamente dagli altri per inventiva e finezza di esecuzione. A testimonianza delle esose donazioni liberali, si ritrovano apposti su alcuni pilastri adiacenti le cappelle gli stemmi nobiliari dei casati delle badesse. Molte anche le preziosità artigianali custodite nella chiesa, tra cui segnaliamo degli angeli laminati in argento sull’altare principale, le griglie in argento a canestro fitto dei confessionali, il grande torciere secentesco sospeso sotto la cupola.
Le cappelle contengono una significativa antologia di pitture seicentesche delle quali si ignorano gli autori. Nell’ala destra del transetto, si trova l’altare dedicato a S. Caterina d’Alessandria, magnifico impianto scenico eseguito su disegno dell’arch. Andrea Palma; la statua della Santa, opera di Antonello Gagini del 1534, è circondata da statue allegoriche. La pavimentazione in marmo presenta in prossimità dell’altare, un medaglione che raffigura il cane con la fiaccola, simbolo dell’Ordine Domenicano.
Oggi, del Monastero di Santa Caterina si conosce ancora ben poco dato che lo stretto ossequio della clausura non ha permesso per tantissimi anni ad alcuno di violarne i confini e di riscoprirne le incantevoli bellezze. 

L'immenso e prezioso patrimonio che si accumulato è stratificato nei secoli, ancor oggi si cela tra le sue mura e speriamo sia ancora inviolato, dato che nemmeno Le Leggi Eversive del 1860-61 che hanno assorbito il Complesso fra i beni del F.E.C. (Fondo Edifici di Culto) lo hanno profanato.
L’essere riusciti a rendere visitabile ed accessibile al pubblico per più di sei anni, la meravigliosa Chiesa dedicata alla Santa D'Alessandria d'Egitto, che per secoli si è preservata in virtù anche della stretta clausura è stata per questa Associazione un’opportunità unica e ineguagliabile, concessa per l'impegno continuo ed il legame fiduciale consolidatosi con gli associati, dalla bonarietà della ultime tre Monache oggi trasferite altrove.
Il ricordo delle religiose del Monastero Domenicano di Piazza Bellini resterà caro a tutti noi di Itiner'ars e continuerà a restare ben noto ai palermitani, sopratutti ai più anziani che hanno mantenuto vivo il ricordo dei sapori dei magnifici dolci siciliani che le reverende usavano produrre nei giorni di festa per i loro affettuosi concittadini.

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